Claudio Sapienza Italy Mix Media

L’opera è parte di un progetto in progress, nato con l’intento di reinterpretare e rivisitare in chiave metaforica e simbolica i contenuti della celebre Odissea. In questo caso, il riferimento in particolare è alla tela di Penelope, che tesseva e scuciva, tesseva e scuciva, per sfuggire alle pretese dei Proci, nell’attesa paziente che Ulisse tornasse a Itaca. 

L’opera, in bilico tra installazione e pittura, presenta nella parte alta una tela (montata ad un telaio di forma quadrata), “decostruita”, ovvero scucita e lacerata pazientemente, tagliando, sfilando e ricucendo il filo di juta. Concepita come una tela-teca, dietro la sua trama punteggiata da tracce di differenti tonalità di blu e foglia d’oro, essa mostra anche il suo interno: un assemblaggio comprendente legno, carta, stoffa e pittura, che rappresenta in maniera evocativa un’imbarcazione con vela che attraversa un mare dai toni cangianti del blu. A fare da sfondo all’assemblaggio vi è una stampa su carta chimica di uno scatto fotografico realizzato da mia moglie, che ha ritratto un fondale marino turchese con corde, scogli e pesci. Tale elemento, che si inserisce nel lavoro complessivo come traccia di un connubio artistico oltre che umano, è allo stesso tempo omaggio al progetto di amore di Ulisse e Penelope, alla loro patita ricerca della “concordia gloriosa” (cit. Omero). 

Infine, nella parte bassa dell’opera, vi è la presenza di un object trouvé in spiaggia: elemento povero cui è legata (come nell’opera ad esso è legata la tela), l’evocazione di memorie del mare, di viaggi, approdi, partenze e ritorni… L’idea del legame, dei legami, dei nodi da sciogliere, è ulteriore componente metaforica dell’opera che omaggia ad Ulisse, quale figura emblematica del viaggio esistenziale dentro e fuori da sé, nella sua ricerca della propria meta simboleggiata da Itaca.