Lo spettatore è il soggetto della visione. Il proemio del secondo libro di "De Rerum Natura" di Lucrezio inizia con una potente metafora: un uomo assiste ad un naufragio. “Bello quando i venti si scontrano sul mare e la densa massa dell'acqua viene disturbata, osservando il relitto distante da terra. Non ti rallegri alla vista della rovina di altri, ma alla distanza da un tale destino." (De Rerum Natura Libro II). Lo spettatore è al sicuro sulla terraferma e gode di una visione distaccata dall'evento, partecipa e si rallegra della propria immunità. In effetti, una certa distanza lo separa dal relitto, uno spazio che lo rende immune e gli consente di riflettere sulla propria condizione salvifica che gli garantisce un senso di tranquillità. Questa installazione invece, a partire da questa premessa, vorrebbe sottolineare l'importanza di scegliere la posizione dalla quale si sta osservando l'evento attuale, la sua parabola infatti annulla la distanza tra l'evento e lo spettatore. Lo spettatore da semplice osservatore passivo diventa un soggetto estetico. Una certa partecipazione è inseparabile dal concetto e dalla fine stesso dell'arte. La tangibilità della presenza dello spettatore nei luoghi dell'arte, fa sì che l'opera riscatti ciò che è costitutivamente destinata a diventare e ciò che ontologicamente rappresenta il fine ultimo: lo sguardo dello spettatore.