silvia inselvini Italy Painting

Notturni, 2020, penna a sfera su carta, 120x126cm

La ricerca che l’artista non cessa di rilanciare è quella del tempo, che dall’antichità resta come un cardine nelle riflessioni di filosofi, poeti, scrittori, musicisti e artisti.

I segni d’inchiostro, infinitesimi e indefiniti che, instancabilmente, l’artista dipana sui fogli di carta, s’infittiscono come indelebili notti uniformi o metaforiche, nere o blu. Talvolta è il blu che filtra nel nero, oppure è il nero che annotta ogni blu.

I fogli si posano come foglie, uno appresso all’altro, nella regolarità di una misura costante. A guardarli in risma, col nerbo dell’inchiostro che li incurva, paiono il pullulare di ciò che è stato e di ciò che non è stato nel tempo, di ciò che avrebbe potuto essere e di cui la storia non è che un frammento. Poi l’artista li sceglie e li compone.

In questa sua inedita ricerca sul tempo, l’ossessione dell’artista non è il cardinale, il numero che nomina il passare, come fu per Roman Opalka; neppure è la data che dà un nome ai giorni e alle cose in cui s’immerge il presente, come fece On Kawara; e neppure è il perpetuo distendersi o agglomerarsi di un corpo di scrittura illeggibile e significante, come in Irma Blank. Per l’artista, i fogli popolosi e molteplici, nati dallo svuotarsi della penna sulla carta, sono cancellazione e rivelazione. Sono il dimenticarsi per conoscere. Sono i ritmi incessanti in cui prende corpo l’infinito. Sono lo stile del tempo.

Il gesto di una mano, che scrive. La leggerezza della penna, che piano segna.  La grazia delle dita chiare, sulla ruvida chiarezza del foglio. E il suo tingersi, a poco a poco. Uno specchio che si travasa in un altro specchio. Notte. Lo specchio s’oscura, diventa visibile. L’altro s’accende, accede all’invisibile.